Grassi “buoni” e grassi “cattivi”: il ruolo per il colesterolo
Quando si parla di colesterolo, la prima cosa che viene in mente è di solito una parola: grassi. Ma non tutti i grassi sono uguali, e non tutti fanno male. Anzi, alcuni sono fondamentali per il nostro benessere. Il segreto sta nel saper distinguere tra quelli che aiutano l’organismo e quelli che invece possono danneggiarlo, soprattutto a livello cardiovascolare.
I grassi “buoni”, come quelli contenuti in alimenti come l’olio extravergine d’oliva, la frutta secca o il pesce azzurro, contribuiscono a mantenere in equilibrio i livelli di colesterolo nel sangue. Agiscono in modo positivo aumentando il colesterolo HDL, quello “buono”, che aiuta a rimuovere quello in eccesso dalle arterie. È un effetto protettivo che può fare una grande differenza nel lungo periodo, soprattutto se si accompagna a uno stile di vita attivo.
Diverso il discorso per i grassi “cattivi”, come i grassi saturi e soprattutto i grassi trans, presenti in molti prodotti industriali, nei fritti e nei cibi processati. Questi possono favorire l’aumento del colesterolo LDL, quello considerato “cattivo”, e contribuire alla formazione di placche nelle arterie. Il risultato? Un aumento del rischio cardiovascolare e una maggiore probabilità di sviluppare patologie legate alla circolazione.
Non si tratta di demonizzare il grasso in generale. Il nostro corpo ne ha bisogno per funzionare correttamente: entra nella composizione delle membrane cellulari, regola la produzione di ormoni e fornisce energia. Il problema nasce quando si consumano troppi grassi sbagliati e troppo pochi grassi sani.
La chiave è l’equilibrio. In un’alimentazione varia e consapevole, i grassi possono essere alleati preziosi della salute. Basta scegliere bene, evitando l’eccesso di cibi confezionati e privilegiando fonti naturali e non raffinate. È un piccolo sforzo quotidiano che può fare una grande differenza nel tempo, anche per tenere sotto controllo il colesterolo senza dover ricorrere subito ai farmaci.