Medicina

Malattia di La Peuronie, conoscerla per curarla

Le patologie a carico dell’apparato sessuale maschile non sono molto conosciute a causa del velo che sembra tenere nell’ombra tutti gli argomenti che riguardano la sfera sessuale maschile. Tra queste spicca la malattia di La Peyronie, nota anche come Induratio penis plastica, che coinvolge una percentuale di uomini che va dal 3 al 9 ed è generalmente il risultato della formazione di tessuto cicatriziale che il corpo produce come risposta a lesioni del tessuto penieno.

La malattia di La Peyronie può avere due origini, una congenita riscontrabile sin dai primi mesi di vita e una traumatologica. In questo ultimo caso si tratta di una malattia che aumenta la possibilità di comparsa con l’avanzare dell’età, ma che interessa anche giovani uomini a partire dai 35 anni. Eventuali traumi del pene causati da colpi o da fratture create durante i rapporti sessuali vengono quindi riconosciuti dal corpo come una ferita ed il sistema si attiva affinché venga ripristinato lo stato iniziale dei tessuti. Queste placche cicatriziali sono rigide e non risultano elastiche come il testo dei tessuti del pene, pertanto, in fase di erezione si avrà una sorta di effetto tiraggio in corrispondenza di tali agglomerati con la conseguente curvatura del pene. Nella fase di formazione, chiamata fase acuta, che può durare fino a 12 mesi, la placca di tessuto cicatriziale si forma e si evolve sul tronco del pene fino a causare una curvatura che potrebbe risultare talmente importante da rendere impossibile l’atto sessuale oppure potrebbe causare disturbi dell’erezione oltre a causare forti dolori al paziente. In altri casi invece la malattia è completamente asintomatica e questo non fa che falsare la percentuale di uomini che dichiarano soffrirne a causa di una mancata richiesta di terapie al medico. Nella fase successiva a quella acuta la placca cicatriziale si stabilizza e il dolore diminuisce. È in questa fase che si possono valutare le terapie migliori per ogni soggetto al fine di recuperare le funzioni normali del pene.

Non bisogna assolutamente sottovalutare gli effetti che tale patologia può causare su chi ne è affetto non solo dal punto di vista fisico, ma soprattutto dal punto di vista di disagio psicologico. Per questo intervenire per guarirne rivolgendosi a medici qualificati ed esperti risulta essere indispensabile. Tra le ipotesi da considerare sicuramente efficace, oltre che poco invasivo, è quella dell’intervento chirurgico che è possibile valutare in tre differenti opzioni, la prima è la plicatura che prevede l’accorciamento del pene nel lato opposto a quello sul quale è presente la placca, intervenendo quindi sul lato sano del pene, in modo da rendere uguali i due lati non avendo l’effetto ottico del tiraggio. Una secondo tipo di intervento prende in considerazione l’allungamento del pene con l’utilizzo della tecnica chiamata grafting che prevede la corporoplastica di allungamento con la quale si va a lavorare sulla placca cicatriziale in modo da ristabilire l’elasticità della parte così da raggiungere la stessa estensione in fase di erezione con la conseguente eliminazione della curvatura ed il recupero dei centimetri persi a causa del tessuto in eccesso. L’ultima tecnica di intervento prevede l’inserimento, tramite intervento chirurgico, di una protesi penitenza in silicone costruita su misura che va a sostituirsi al normale processo di erezione. Ovviamente le tre tecniche sono indicate in casi differenti per pazienti che presentano diverse sintomatologie pertanto sarà solo il consulto con un chirurgo specializzato a poter definire quale sia la migliore tecnica di intervento da scegliere.

Ufficio Stampa: Andrologia Internazionale