Alimentazione

La pancetta può essere la spia della sindrome metabolica

La pancetta può essere la spia della sindrome metabolica
Prendete un centimetro e misurate subito il vostro girovita. La pancetta, al di là dell’estetica, può nascondere veri e propri rischi per la salute. Allora verificate subito i parametri “standard” per capire se siete ancora i tempo per perdere qualche chiletto o se la faccenda è più seria. I valori di riferimento sono 102 centimetri per gli uomini e 88 centimetri per le donne. Questi i valori-soglia della circonferenza addominale che se vengono superati fanno scattare il rischio di sofferenza da sindrome metabolica.

Basti pensare che in Italia vengono colpiti 15 milioni di adulti. La Società italiana di medicina interna (Simi) e la Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi) lancia l’allarme sul problema del sovrappeso. Ma ovviamente non c’è solo la pancetta a descrivere una sofferenza di questo tipo: gli altri parametri per la diagnosi della sindrome sono una pressione minima superiore a 85 mmHg e/o una massima più alta di 130, oppure essere già in trattamento antipertensivo; una glicemia a digiuno superiore a 100 mg/dl o la presenza di una terapia ipoglicemizzante; i trigliceridi oltre 150 mg/dl o una cura ipolipemizzante in atto; il colesterolo buono Hdl inferiore a 40 mg/dl nell’uomo o 50 mg/dl nella donna.

Contro la sindrome metabolica un pronto intervento con una risposta medica è certamente la migliore garanzia per la determinazione di una cura efficace in grado di risolvere il problema. Cominciate con un controllo fai da te, il modo migliore per ridurre i rischia cardiovascolari che sono presenti dietro la pancetta, per poi eventualmente rivolgervi a un medico. “La sindrome metabolica è una condizione che vediamo essere sempre più presente nella popolazione, caratterizzata dalla coesistenza nella stessa persona di più condizioni o fattori di rischio che aumentano molto il pericolo di andare incontro a malattie cardiovascolari e diabete”, spiega Gino Roberto Corazza della Clinica medica del Policlinico San Matteo dell’università di Pavia, presidente della Società italiana di medicina interna (Simi). “I cinque parametri di cui tenere conto possono essere ciascuno anche solo leggermente fuori dai limiti: la loro compresenza, tuttavia, incrementa considerevolmente il rischio complessivo del paziente e favorisce la formazione di placche aterosclerotiche nelle arterie più importanti, dalle coronarie cardiache alle carotidi che portano sangue al cervello” prosegue il presidente della Simi.