Ictus: scoperto il gene sentinella che predice se sei a rischio
La lotta e la prevenzione dell’Ictus segna un punto importante a favore della ricerca in virtù della scoperta di un gene sentinella capace di mettere in allarme i possibili soggetti a rischio.
Sono stati pubblicati su Nature Genetics i risultati di uno studio che identifica una predisposizione genetica all’ictus. Il gene è stato identificato per merito di uno studio internazionale promosso dall’International Stroke Genetics Consortium, di cui fanno parte scienziati provenienti da tutto il mondo. Per arrivare a questo straordinario risultato, sono stati esaminati i dati genetici di 50.000 persone di origine europea, di cui 10.000 con infarto cerebrale.
Ma non è l’unica novità di questi giorni per quel che riguarda la ricerca contro l’ictus. Uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CSIC) e delle Università di Santiago de Compostela, Complutense di Madrid ha dimostrato il potente effetto neuroprotettivo di nuove molecole con attività inibitoria della fosfodiesterasi 7 (PDE7) in modelli sperimentali di infarto o ictus cerebrale.
Il trattamento di questa malattia, causato da un blocco di un vaso sanguigno o emorragia interna si riduce alla ricanalizzazione del vaso bloccato con fibrinolitici come attivatore del plasminogeno tissutale, t-PA, un trattamento che in realtà è solo applicabile ad un numero limitato di pazienti (5 per cento in media).
I fosfodiesterasi (PDE) sono enzimi che degradano i nucleotidi ciclici cAMP e cGMP e sono importanti messaggeri secondari in molte vie cellulari.
Specificamente, la PDE7 è un enzima cAMP-specifico che si esprime in strutture cerebrali diverse così come in altre posizioni come linfociti T, ed è stata postulata come un nuovo bersaglio terapeutico per trattare malattie come la sclerosi multipla.
Inoltre, gli autori di questo studio, che è stato pubblicato dal ‘European Journal of Medicinal Chemistry’, ha recentemente dimostrato che le molecole inibitrici PDE7 della famiglia di chinazoline possono avere effetti benefici in modelli animali di lesione del midollo spinale e nel morbo di Parkinson.
Con questi risultati incoraggianti, è stato ottimizzato il percorso di sintesi di queste molecole che generano chinazoline PDE7, nuovi inibitori.
Data l’importanza della corsa, l’importanza dell’infiammazione nella fisiopatologia e la richiesta urgente di nuove terapie, si è deciso di testare gli effetti neuroprotettivi di questi derivati in modelli sperimentali di questa malattia.
I risultati ottenuti mostrano che queste molecole hanno un potente effetto neuroprotettivo.