Alimentazione

Integratori alimentari in gravidanza: benefici per le future mamme

Come riportato da numerosi dati in letteratura l’impiego delle terapie alternative, in particolare di integratori e fitoterapici, è in costante aumento nella popolazione generale e sono soprattutto le donne caucasiche, nella fascia d’età tra 40-50 anni, laureate, risultare essere  le maggiori utilizzatrici di questi prodotti.

Numerosi dati riportano che le donne utilizzano integratori e fitoterapici in ogni fase della vita riproduttiva dall’adolescenza fino alla menopausa, incluso il periodo della gravidanza, sia per prevenire che per trattare un elevato numero di sintomi e patologie.

Le principali motivazioni che inducono le donne all’impiego di terapie non convenzionali rispetto a quelle convenzionali è che le prime vengono considerate come prodotti “naturali” e quindi privi di effetti collaterali.

Esistono molte condizioni sia ostetriche sia ginecologiche in cui l’impiego di integratori e fitoterapici si è dimostrato efficace sia nella prevenzione che nel trattamento di numerosi disturbi.

In ambito ostetrico un esempio su tutti è quello dell’acido folico (vitamina B9) che dovrebbe essere assunto al dosaggio di 0.4mg da tutte le donne che programmano una gravidanza dal periodo preconcezionale  fino al termine della 12° settimana di gestazione.

L’assunzione di questo integratore è infatti fondamentale  per la prevenzione di alcuni difetti congeniti dello sviluppo del sistema nervoso centrale fetale. Dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2004 la percentuale delle donne che assumevano correttamente acido folico raggiungeva appena il 4%, nel 2011 dopo un’adeguata campagna informativa si è arrivati al 20-30%, con marcate differenze tra le diverse Regioni italiane e tra donne italiane e straniere.

Questi dati, seppur mostrino un netto miglioramento rispetto a quelli di alcuni anni fa, vanno comunque migliorati ed è infatti necessario sensibilizzare non solo le donne ma soprattutto i ginecologi sulla necessità di prescrivere l’assunzione di questo integratore alle donne che programmano una gravidanza.

Un’altra integrazione altrettanto valida e supportata dalla letteratura è quella riguardante il trattamento dell’anemia indotta dalla gravidanza con integratori a base di ferro.

Una valida alternativa all’assunzione di ferro, che spesso è associata a numerosi effetti collaterali, quali dolori gastrici e dissenteria, è l’utilizzo della lattoferrina, una molecola che di recente è stata introdotta nella pratica clinica per il trattamento dell’anemia correlata alla gravidanza.

L’azione di questa molecola non è attribuita solo alla quantità di ferro apportato, peraltro molto inferiore a quella somministrata con altri integratori, ma ad un più complesso meccanismo che coinvolge i fattori chiave dell’omeostasi sistemica del ferro,  che in sostanza permettono il legame tra questa molecola ed il ferro stesso impedendone l’aumentato consumo.

Novità assoluta è quella che riguarda l’impiego del myo-inositolo non solo in campo ginecologico, ma anche ostetrico: in particolare sarà l’associazione mio e d-chiro inositolo ad essere discussa.

Nell’ultimo decennio numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia di questi integratori nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), patologia molto complessa caratterizzata da alterazioni endocrinologiche e metaboliche. In queste pazienti l’assunzione di 4g al giorno di myo-inositolo associate a 400µg di acido folico ha indotto una riduzione dei disturbi del metabolismo come l’insulino resistenza e l’iperinsulinemia, un miglioramento dell’assetto ormonale e una riduzione di alcuni sintomi fisici come l’irsutismo.

Inoltre, tra le donne che si sono rivolte a centri di procreazione medicalmente assistita, sia sane che affette da PCOS, l’assunzione di myo e d-chiro-inositolo è stata associata ad un miglioramento della qualità ovocitaria.

Sulla base di questi risultati incoraggianti negli ultimi anni l’attenzione si è spostata anche in ambito ostetrico. I risultati dei primi studi condotti in donne gravide ad elevato rischio di sviluppare diabete gestazionale, dimostrano che l’assunzione dei 2 isomeri dell’inositolo, migliora la tolleranza glucidica, riduce in modo significativo l’aumento ponderale materno e quindi riduce significativamente il rischio di sviluppare diabete gestazionale.

Sempre riguardo ad entrambe le discipline, attualmente sono in corso numerosi studi che hanno l’obiettivo di confermare i dati incoraggianti riguardo all’utilizzo di probiotici somministrati per via orale nelle donne con vaginosi batterica, un disturbo molto diffuso sia al di fuori che durante la gravidanza.

La somministrazione di questi preparati, in particolare contenenti i ceppi di Lactobacillus acidophilus Lactobacillus rhamnosus L. acidophilus e Bifidobacterium lactis, agisce a livello vaginale migliorando le difese locali e favorendo l’instaurarsi di un ambiente sfavorevole alla proliferazione di agenti patogeni.

Attualmente i dati disponibili suggeriscono l’efficacia dell’utilizzo di alcuni ceppi di probiotici  nella terapia e successiva prevenzione dei casi di vaginosi batterica. In particolare, come emerge da un recentissimo studio,  in ambito ostetrico la prevenzione e riduzione della vaginosi batterica sembra essere associata anche alla riduzione del numero di parti pretermine.

Un capitolo molto ampio riguarda l’impiego dei fitoestrogeni soprattutto nel trattamento dei sintomi correlati alla menopausa. I fitoestrogeni sono sostanze naturali ad attività simil-estrogenica che grazie alla loro struttura chimica, sono in grado di legarsi ai recettori degli estrogeni ed espletare, attività biologiche di tipo estrogenico od antiestrogenico. La diversificazione di questo effetto dipende dalla loro concentrazione, da quella degli estrogeni prodotti dall’organismo e da caratteristiche individuali.

Per quanto riguarda l’ambito ginecologico, il ruolo terapeutico dei fitoestrogeni è stato inizialmente indagato sulla base di semplici osservazioni epidemiologiche sulle popolazioni asiatiche, la cui alimentazione è particolarmente ricca di soia. Dall’esame di questi dati, e dal loro confronto con i corrispettivi occidentali, è emersa una minore incidenza dei disturbi associati alla menopausa.

Da qui, in ambito ginecologico, la proposta di utilizzare un’integrazione alimentare di fitoestrogeni nella

prevenzione e cura dei sintomi climaterici quali vampate di calore e secchezza dei genitali.

Il ruolo protettivo dei fitoestrogeni nella comparsa dell’osteoporosi è in attesa di conferme cliniche, ma gode già di ottimi presupposti epidemiologici e sperimentali.

 

 

Riguardo all’impiego di prodotti fitoterapici in ostetricia, doveroso sottolineare che attualmente sono  numerose le ricerche in corso che hanno il duplice obiettivo di dimostrare sia l’efficacia dei prodotti sul sintomo materno che la sicurezza sul benessere fetale.

A questo proposito sono pochissimi gli studi randomizzati sull’uso di fitoterapici in gravidanza che descrivono entrambi questi parametri. In particolare l’impiego di fitoterapici molto spesso non avviene sotto il controllo medico e la donna assume tali prodotti in piena autonomia e senza consultare lo specialista.

Un recente studio epidemiologico ha dimostrato che l’assunzione di alcuni fitoterapici in gravidanza è associata ad un maggior rischio di parto pretermine e di basso peso alla nascita inferiore a 2500gr.Questi dati preliminari vanno assolutamente confermati da nuove indagini ma offrono sicuramente uno spunto di riflessione.