Medicina

Carenza farmaci, impatto negativo sull’evoluzione dei tumori

L’edizione di dicembre del New England Journal of Medicine riporta per la prima volta la notizia dell’impatto negativo della carenza periodica dei farmaci sull’evoluzione dei tumori. Dallo studio pubblicato sul giornale si evince che bambini e adolescenti con linfoma di Hodgkin hanno una possibilità di ricaduta di malattia significativamente superiore se trattati con un farmaco, la ciclofosfamide, in sostituzione della mecloretamina, farmaco che avrebbe dovuto essere somministrato se fosse stato presente sul mercato americano, dove invece si registra una carenza periodica del medicinale stesso.

Il report documenta con evidenza che la sopravvivenza libera da malattia a due anni dei pazienti che avevano ricevuto il farmaco che sostituiva la mecloretamina era pari al 75% mentre quella  di coloro che invece avevano ricevuto la mecloretamina era dell’88%.

“E’ il primo studio nella letteratura medica che dimostra con chiarezza l’impatto della carenza dei farmaci sulla possibilità di sopravvivenza libera da malattia – dichiara il Prof. Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano.

“Questo impatto negativo della carenza di farmaci è una situazione intollerabile soprattutto per i giovani pazienti che hanno malattie guaribili e che si trovano invece ad avere risultati nettamente inferiori per la mancanza periodica di questi farmaci”.
Carenza farmaci, impatto negativo sull'evoluzione dei tumori
“Anche nel nostro Istituto in passato sono venuti a mancare alcuni farmaci essenziali come la bleomicina, il metotrexate e altri”. “Questo problema vale non solo per i farmaci oncologici ma anche per certi antibiotici, certi anestetici e certi farmaci cardiologici; bisognerebbe avere il coraggio – secondo Tirelli – di non approvare più quei nuovi farmaci, per esempio quelli biologici, prodotti dalle multinazionali e venduti a prezzi astronomici quando queste multinazionali e le e loro piccole filiali non producessero più i farmaci oncologici tradizionali o “vecchi”, che, pur costando poco, almeno in oncologia, contribuiscono a guarire certe malattie come le leucemie acute, i linfomi e i tumori del testicolo, tra gli altri”.