Intrattenimento

Medico Asl riforniva la sua auto con carta di credito aziendale

Faceva il pieno alla propria auto. Fin qui niente di strano, se non fosse che era un medico e per rifornire di carburante il proprio mezzo utilizzava i soldi dei contribuenti messi a disposizione dall’azienda sanitaria.

Le indagini sono iniziate cento giorni fa, quando proprio l’Asl di Massa Carrara aveva notato qualcosa di strano segnalando che qualcosa non tornava nelle uscite dell’azienda. E così erano iniziate le indagini della Squadra mobile che avevano confermato l’illecito: il medico della Asl riforniva di carburante la propria auto con i soldi dell’azienda sanitaria.


Le indagini sono state portate avanti mediante appostamenti, pedinamenti e utilizzando le preziose immagini immortalate dalle telecamere posizionate all’interno dei distributori di benzina dove il medico si riforniva.

Ebbene è emerso che il dipendente sanitario faceva abitualmente il pieno alla sua macchina utilizzando la carta di credito aziendale, che serviva invece a rifornire l’auto di servizio.

Quando non ci sono stati più dubbi, la squadra mobile di Massa, in collaborazione con quella di Pisa, ha denunciato il medico per truffa ai danni dello Stato. Le indagini vanno comunque avanti considerato che durante la perquisizione eseguita nell’abitazione del medico sono state trovate altre carte di credito che potrebbero celare altre truffe.

I costi delle Asl sono oggetto di analisi da parte degli esperti. proprio lo scorso settembre è stato realizzato uno studio che sostiene come si può ridurre i costi di queste strutture.
Medico Asl riforniva la sua auto con carta di credito aziendale
A Roma, nel corso di un convegno nella biblioteca del Senato. è stato presentato uno studio secondo la cui indicazione il Cref (Centro ricerche economia e formazione) dimostra che per un’Asl, preferire la distribuzione per conto (dpc) alla distribuzione diretta significa assicurarsi risparmi che possono anche superare il 30%. L’indagine, frutto di una collaborazione tra Federfarma e l’azienda sanitaria di Trieste, ha stimato i costi effettivi sostenuti dalla struttura per la distribuzione diretta per poi giungere a confrontarli con quelli che si determinerebbero nell’ipotesi di una distribuzione per conto.