Intrattenimento

Halloween: una festa che non piace a tutti

Tutti pazzi per Halloween? Assolutamente no. La festa d’importazione statunitense che da qualche anno diverte anche da noi qui in Italia divide coloro i quali ritengono la celebrazione appartenere alla festa cattolica di Ognissanti e alla Commemorazione dei Defunti. E così come ogni anno da quando le zucche hanno invaso il nostro Paese che hanno insegnato ai bambini il divertentissimo ‘dolcetto o scherzetto’, ecco che si ripresenta il dibattito.

Quest’anno più che mai però c’è chi va contro la celebrazione pagana. Si tratta dell’Arcidiocesi di Bologna del cardinale Carlo Caffarra che la ritiene una «brutta resa al relativismo dilagante». Una presa di posizione dura messa in atto con nota sull’edizione bolognese di Avvenire. Una presa di posizione contro la manifestazione organizzata in piazza Re Enzo dove ci sono tutti i riti di Halloween con le zucche decorate dalla Coldiretti, associazione di area cattolica.

Secondo la curia, le zucche ad altro non dovrebbero servire che «per la vellutata o il ripieno dei tortelli». Da Torino l’arcivescovo Cesare Nosiglia è assolutamente contrario: «La prossima festa dei Santi e la commemorazione dei fedeli defunti, tanto care alla tradizione anche familiare del popolo cristiano, da anni sono contaminate da Halloween. Tale festa non ha nulla a che vedere con la visione cristiana della vita e della morte e il fatto che si tenga in prossimità delle feste dei santi e del suffragio ai defunti rischia sul piano educativo di snaturarne il messaggio spirituale, religioso, umano e sociale che questi momenti forti della fede cristiana portano con sé. Halloween fa dello spiritismo e del senso del macabro il suo centro ispiratore».

Vincenzo Pace, docente di Sociologia della religione all’università di Padova, ha qualche dubbio in più, e si fa portavoce di una posizione un po’ più conciliante. Insomma non si dovrebbe vedere questa nuova festa di Halloween (nuova, relativamente, per l’Italia) come un nemico laico che soppianta quello religioso a cui siamo abituati.

Si potrebbe vedere il tutto sotto un’altra luce, pensando che le due cose possano tranquillamente convivere. Una posizione certo non facile da accettare per la Chiesa, ma che al momento in effetti sembra la strada più logica considerato che si tratta di una moda dilagante: «Halloween non ha affatto soppiantato quella di Tutti i Santi. Il culto che la base cattolica riserva proprio ai Santi è tuttora solidissimo. Io vivo a Padova e vedo cosa avviene ogni giorno alla Basilica di Sant’Antonio. La tradizione del pellegrinaggio perdura così come, ripeto, non conosce crisi il culto dei Santi. Direi che resiste più della figura dello stesso Papa…».

Pace va oltre, con affermazioni che certo faranno discutere: «Ricordo che le stesse figure dei santi sono relative, ciascuno ha il proprio “ambito” in cui esercita, secondo i credenti, una influenza».

Di tutt’altro avviso Pippo Corigliano, scrittore per quarant’anni responsabile delle relazioni esterne dell’Opus Dei, d’accordo con la religione che vede Halloween come il fumo negli occhi. Il problema è che si tratta di una festa furba che ha subito colpito l’immaginario collettivo da noi in Italia.

Una sorta di ottimo modo per replicare il divertente Carnevale, con i bambini che si dividono tra travestimenti e dolci, nel segno della paura, ed adulti che hanno modo di festeggiare tirando tardi in veglioni e feste, sfruttando il fatto che domani 1 novembre non si lavora.

Corigliano: «Hanno ragione, Halloween è una moda importata dall’America che, come tutte le mode, inducono alla superficialità. La bonomia buongustaia bolognese fa capolino anche in questo caso perché la nota della Curia invita a usare le zucche per i tortellini o per la “vellutata”…».

Non solo: «le feste di Tutti i Santi e della Commemorazione dei defunti sono comunque momenti sanamente inquietanti perché inducono a riflettere sull’aldilà. È bene ricordare che Gesù è stato chiaro: esiste la vita eterna e l’immagine che usa più di frequente per illustrarla è quella del banchetto, cioè una riunione di famiglia e di amici in cui si mangia e si sta bene assieme». Sempre nel segno religioso: «Un modo per far capire che in Dio staremo bene e non ci mancherà nulla. Sarà come mangiare dei tortellini di zucca e anche meglio. In tutta Italia si confezionano i dolci dei morti sotto forme molto svariate. L’importante è imitare Gesù nel suo amare tutti, altrimenti ci sarebbe anche l’inferno col suo “pianto e stridore di denti”. Ma speriamo che l’argomento non ci riguardi».


Ma c’è anche chi va oltre, come Brunetto Salvarani, teologo e critico letterario, impegnato nel dialogo interreligioso, direttore della collana Emi «Parole delle fedi» che non si sofferma sui problemi della religione legati ad Halloween ma sui problemi che la religione e la Chiesa ha con i credenti, ormai sempre meno praticanti e dunque facile vittima di queste mode alternative: «Ritengo che il problema sia più ampio della questione legata ad Halloween e a una possibile accusa di relativismo. C’è una questione di omologazione del tempo. Fino agli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, in Italia gran parte dei credenti erano anche praticanti e, attorno alle parrocchie, scandivano il tempo della propria vita con le festività». Ora tutto è cambiato: «Tutto diverso. La pratica nelle chiese è quella che vediamo. Assistiamo a una sorta di nomadismo culturale, religioso e spirituale che denota una trasformazione complessiva. Occorre porsi il problema se talune festività cattoliche abbiano perso la forza di “parlare” ai fedeli».

Secondo Salvarani «Ci viene offerta un’occasione per stare dentro questa trasformazione, per intercettarne i dati eventualmente positivi. La mutazione non dovrebbe vedere la Chiesa cattolica come semplice spettatrice, se non addirittura come parte ostile. In una contingenza simile, non si può stare l’un contro l’altro armati».

Insomma la questione sembra ancora aperta e non di facile risoluzione. Soprattutto perchè alla fine non costituisce un problema che si limita ad Halloween, ma che abbracci anche altre festività religiose. Basti pensare al natale e a quanto è diventato lontano, nell’immaginario collettivo, da una festa religiosa. Insomma la soluzione qual è? Difficile dirlo: quel che è certo è che sarà complicato obbligare a rinunciare a una festa che sta prendendo sempre più piede e che anche dal punto di vista commerciale inizia ad assumere proporzioni importanti. La strada è forse quella della tolleranza, o se volete della mal sopportazione. Una convivenza nel segno del vivi e lascia vivere che alla fine sembra la soluzione più indolore per non imporre scelte a nessuno.