
Uno studio svedese dimostra che ciò che mangiamo può modificare la profondità del sonno, indipendentemente dalle ore dormite.
Lo studio dell’Università di Uppsala
Un gruppo di ricercatori svedesi ha analizzato l’effetto dell’alimentazione sulla qualità del riposo notturno. Quindici volontari, tutti uomini in buona salute, hanno seguito per periodi alternati due regimi alimentari differenti: uno ricco di grassi e zuccheri, l’altro con un contenuto ridotto degli stessi nutrienti.
Ai partecipanti non è stato comunicato in anticipo il tipo di dieta assegnata e ciascuno ha mantenuto le consuete abitudini di sonno, comprese tra le sette e le nove ore a notte, annotando eventuali cambiamenti in un diario personale.
Differenze nella fase di sonno profondo
L’analisi dei dati ha evidenziato che, pur mantenendo lo stesso numero di ore di sonno, la qualità cambiava in base alla dieta. Con un’alimentazione ricca di grassi e zuccheri, l’attività a onde lente – indice di sonno profondo e ristoratore – risultava ridotta rispetto ai periodi in cui venivano consumati cibi più sani.
Il sonno a onde lente, o fase 3 del sonno NREM, è cruciale per il recupero cerebrale e il consolidamento della memoria. In genere dura tra i 70 e i 90 minuti, concentrandosi nelle prime ore della notte.
Prospettive e possibili sviluppi
Secondo i ricercatori, i cambiamenti osservati sono simili a quelli riscontrati con l’invecchiamento o in presenza di insonnia. Non è ancora chiaro se gli effetti di una dieta non salutare sul sonno possano protrarsi nel tempo né quali alimenti specifici siano maggiormente responsabili.
Saranno necessari studi più approfonditi per comprendere se, e in che misura, queste alterazioni possano influire sulla memoria e su altre funzioni cognitive. Gli autori concordano però su un punto: la dieta incide non solo sulla salute fisica, ma anche sul benessere mentale e sulla qualità del riposo.