Salute

Mercurio nel pesce: ecco come ridurre i rischi al minimo

Il pesce sicuro che non contiene mercurio

Quali pesci evitare e perché
Il mercurio è un metallo pesante che si accumula soprattutto nei pesci di grandi dimensioni e lunga vita, come tonno, pesce spada, squalo, sgombro reale e luccio. Questi predatori si trovano in cima alla catena alimentare marina e, nel tempo, accumulano quantità significative di metilmercurio, la forma più tossica per l’uomo. Un’esposizione cronica, anche a dosi basse, può danneggiare il sistema nervoso, soprattutto nei bambini, donne in gravidanza e soggetti fragili. I rischi maggiori riguardano lo sviluppo neurologico del feto, ma anche la salute renale e cardiovascolare.

Non significa dover rinunciare al pesce, ma imparare a scegliere con attenzione. I pesci più contaminati andrebbero consumati occasionalmente, non più di una o due volte al mese, e con porzioni moderate. L’esposizione complessiva si riduce anche evitando di mescolare più fonti ad alto rischio nella stessa settimana.

Le alternative più sicure e nutrienti
Per ridurre al minimo il rischio di mercurio senza rinunciare ai benefici del pesce, è meglio puntare su specie più piccole, giovani e a ciclo vitale breve, come alici, sardine, sgombro comune, merluzzo, trota e salmone (soprattutto selvatico). Questi pesci forniscono ottime quantità di omega 3, proteine nobili e vitamina D, ma con livelli di contaminazione molto più bassi.

Anche i crostacei e i molluschi bivalvi, se provenienti da acque controllate, possono essere consumati con tranquillità. Il modo in cui viene cucinato il pesce non incide sul contenuto di mercurio, quindi è importante puntare sulla qualità della materia prima e sulla provenienza certificata. Per chi consuma pesce con regolarità, è consigliabile variare spesso le specie e preferire quelle pescate in modo sostenibile, per un’alimentazione più sicura e consapevole.