Intrattenimento

Riforma pensioni 2013: quota 96, esodati, Damiano e Letta cambiano la Fornero

Dopo gli interventi per il mondo del mirati e giovani e over 50, il governo Letta dovrà confermare i suoi buoni propositi sul tema riforme trattando l’argomento pensioni, presenti e future. Probabilmente a questo punto bisognerà aspettare la fine dell’estate, non essendoci un programma con scadenze fissate a breve termine.

La riforma Letta avrà il compito di smussare tutti gli angoli, e non sono pochi della riforma Fornero. Una base su cui lavorare c’è già: ci riferiamo alla bozza di legge preparata dai due esponenti del Pd appoggiati dal Pdl Cesare Damiano e Pier Paolo Baretta.


La proposta Damiano all’art. 3 recita: “Sono fatte salve, se più favorevoli, le disposizioni in materia di accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, nonché le disposizioni in materia di esclusione dai limiti anagrafici per i lavoratori che hanno maturato il requisito di anzianità contributiva di almeno quarantuno anni”.

Vediamo su cosa si basa la proposta: la volontà è offrire la possibilità di lasciare il lavoro prima dei 66 anni, soglia attuale prevista dalla riforma Fornero. Questo non vuol dire annullare tutto quello che il ministro del governo Monti aveva pensato, ma renderà possibile a coloro i quali hanno raggiunto quota 97 (62 anni d’età e 35 di contributi) poter andare in pensione anticipatamente.


Le polemiche riguardano “la quota 96 salvaguardata solo per il personale della scuola è incostituzionale e fa torto agli altri lavoratori q96 pubblico e privato che nel 2012 facevano q96 e si sono visti spostare la pensione di 4 e 6 anni”.

Certo questo comporterà dei malus: si pensa a un abbassamento dell’8% sull’assegno mensile. La decurtazione sarà inversamente proporzionale all’età a cui si decide di lasciare il lavoro: 8% se si va in pensione a 62 anni, 6% a 63 anni, 4% a 64 anni, 2% a 65 anni. Invece coloro i quali decideranno di restare al lavoro oltre i 66 anni, e fino ai 70, godranno di una maggiorazione annuale.

Come sempre ai buoni propositi fa da contraltare la realtà: il problema è sempre quello del reperimento dei fondi, considerato che secondo le prime stime, i meno ottimisti si dicono convinti che penalizzazioni e incentivi potrebbero non compensarsi.

Al vaglio dei tecnici anche il caso relativo alla possibilità di mantenere o meno, per i lavoratori e le lavoratrici con 41 anni di contributi, la possibilità di andare in pensione senza tener conto dell’anzianità anagrafica.
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Nelle ultime ore si è parlato anche di un prelievo alternativo sulle pensioni più alte. Attenzione: erroneamente si è parlato di pensioni d’oro, locuzione che potrebbe essere fuorviante, perchè nelle intenzioni del governo ci sarebbe la volontà di un prelievo anche per pensioni non altissime ma comunque che assicurano un ottimo tenore di vita.

Ricordiamo che si tratta di misure rese necessarie dallo stop al contributo di solidarietà deciso dalla Corte costituzionale alcuni giorni fa. Giovannini parla di un intervento sull’indicizzazione, sulla falsa riga di quanto già tentato tempo fa.