Farmaci

Sclerosi multipla: nuovi farmaci

L’emergere di nuovi farmaci per la Sclerosi Multipla ritenuti più potenti (monoclonali) o maneggevoli (terapie orali) rispetto ai farmaci tradizionali, costringe il neurologo ad una scelta sempre più critica sulla strategia terapeutica da adottare.

Dei farmaci tradizionali (IFNB, glatimer acetato) non si conoscono ancora completamente i meccanismi attraverso cui esercitano la loro funzione terapeutica, ma i numerosi anni di pratica clinica, i molteplici e ampi studi postmarketing, permettono di identificarne un profilo di sicurezza più che accettabile.

Dei nuovi farmaci si conoscono perfettamente i meccanismi d’azione, essendo spesso il frutto di un disegno farmaco-chimico ben preciso, ma mancano ancora studi di adeguata durata e dimensioni per poterne tracciare un profilo di sicurezza realistico. In queste condizioni tutt’altro che ideali per compiere una scelta terapeutica, il medico non dispone neppure di biomarkers di malattia sufficientemente utili. Se l’attività di malattia o l’(in)efficacia terapeutica possono essere indagati con biomarkers convenzionali di risonanza o immunologici, le capacità riparative, l’autorigenerazione, l’arresto della neurodegenerazione restano ancora variabili non quantificabili con biomarkers clinici o paraclinici.
Sclerosi multipla: nuovi farmaci
Intervengono poi altre variabili a rendere ancora più complessa questa scelta: prime tra tutte il tempo. Il bilancio tra rischi e benefici delle nuove terapie è infatti il risultato di fattori che cambiano nel tempo con l’evolversi della malattia. Dunque, una scelta tutt’altro che statica e tutt’altro che definitiva. La “bilancia” stessa che è chiamata a soppesare rischi e benefici spesso non è neppure la stessa per il medico ed il suo paziente. Il neurologo “chiede” ai nuovi farmaci una riduzione dell’attività di malattia, la possibilità di decelerare i processi di neurodegenerazione e la conseguente disabilità. Il paziente consegna ai farmaci futuri la speranza, mai spenta, di un miglioramento. Ad acuire tale gap tra aspettative del medico e del paziente intervengono facili “paradisi artificiali”, come l’intervento chirurgico per la CCSVI, tanto cari ai media e così potenti nel distogliere l’attenzione (e gli sforzi sanitari ed economici) verso i veri obiettivi scientifici in questa malattia.

Tanti interrogativi, alcuni suggerimenti, poche risposte. Una certezza però resta: il medico ha il dovere di informare al meglio il suo paziente nella scelta terapeutica, di fargli comprendere i reali vantaggi dei nuovi medicinali ed il livello di pericolosità dei possibili effetti collaterali ad essi correlati. Solo il paziente però, con la sua personale propensione al rischio e con le sue aspettative (spesso più grandi delle paure) deve restare il protagonista di questa scelta. Durante questa conferenza si affronteranno i dubbi, le speranze, la razionalità delle scelte terapeutiche che ogni medico è chiamato ad affrontare nell’individuare la scelta farmacologica ottimale per ogni paziente affetto da Sclerosi Multipla.