Alzheimer: arriva il vaccino
Un recente studio apparso sulle pagine della rivista “Federation of American Societies for Experimental Biology” ha messo in evidenza una nuova terapia capace di ridurre il rischio d’insorgenza dell’Alzheimer. Questa malattia – spiegano gli studiosi del Mount Sinai School of Medicine di New York – può essere combattuta con dosi di immunoglobulina.
Cos’è l’immunoglobulina? E’ un anticorpo capace di proteggere il cervello. Così spiega il dottor Giulio Maria Pasinetti, della Mount Sinai School of Medicine, coordinatore dello studio.
I ricercatori hanno dunque spiegato che “la lenta somministrazione delle immunoglobuline per via endovenosa potrebbe favorire la plasticità cerebrale rallentando così gli effetti della malattia”.
“Questa osservazione sperimentale fornisce una base razionale per correggere l’incoerenza dei risultati finora ottenuti nei trial clinici della malattia di Alzheimer con IVIG”, ha spiegato Pasinetti .
Prevenire l’Alzheimer dunque si può con un particolare vaccino. Si tratta di una somministrazione di dosi molto basse, 15-20 volte inferiori rispetto a quelle fino ad ora testate in altri studi.
Questi i sintomi dell’Alzheimer:
– difficoltà del linguaggio;
– perdita della memoria (soprattutto quella recente);
– disorientamento temporale (non si ricorda l’anno in corso o le ricorrenze);
– difficoltà a riconoscere luoghi e volti familiari;
– incapacità di scegliere o di prendere decisioni;
– perdita dell’iniziativa e della motivazione;
– depressione;
– aggressività;
– perdita di interesse nei confronti dei propri hobby e delle attività normalmente gradite e ritenute piacevoli.
Il vaccino per ora è stato testato sugli animali ed ha aperto una nuova speranza per la vita di tantissimi malati di Alzheimer.
Le immunoglobuline non costituiscono un vaccino, non rappresentano la causa dell’Alzheimer, ritenuta la presenza di virus neurotropi, che hanno la capacità di infettare le cellule nervose, condurle alla degenerazione. Occorre essere sicuri della presenza di questi virus, per poter effettuare la terapia esatta ed essere sicuro che effettivamente sono stati radicati. La Medicina Integrata Omeopatica ha la possibilità di offrire esami strumentali, non invasivi che conducono alla identificazione dei virus, stabilire la strategia terapeutica esatta, la certezza della loro effettiva eliminazione.
Dott. Med. Alberto Moschini, Master di Medicina Integrata Omeopatia, Università di Siena