Intrattenimento

Wikipedia chiude: cosa accadrà adesso con il ddl intercettazioni

Il mondo del web si sta mobilitando in queste ore in difesa di Wikipedia e della sua protesta nei confronti del ddl intercettazioni, in base al quale da oggi in poi qualunque sito internet avrà l’obbligo di pubblicare la rettifica di chiunque si senta offeso dai contenuti di una pagina comparsa in rete. Una grave forma di restrizione della libertà di pensiero e di parola, secondo Wikipedia, che arriva al punto di scioperare chiudendo i battenti in modo da far sentire la propria voce. Mentre la sua cugina meno nobile, Nonciclopedia, riapre in seguito alla notizia che Vasco Rossi ha ritirato la querela per la pagina offensiva che lo riguardava, Wikipedia si fa portavoce di una battaglia non personale ma di principio. A spiegarlo c’è una pagina in cui viene descritta la situazione e il punto di vista dell’enciclopedia più famosa al mondo per quel che riguarda il mondo di internet:

 

“In base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l’introduzione di una “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti”.

 

In effetti il ddl intercettazioni contiene una norma che sta facendo molto discutere:

 

Il Disegno di legge – Norme in materia di intercettazioni telefoniche etc., così modificato (vedi p. 24), alla lettera a) del comma 29 recita:

 

«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono.»

 

Molte sono le proteste per una norma che viene definita ‘ammazza blog’ e che metterebbe i siti internet nelle mani dei protagonisti dei loro contenuti, che potrebbero approfittarne anche per farsi un po’ di pubblicità gratuita inserendo commenti di qualunque contenuto, dal momento che il sito sarebbe obbligato a pubblicarli. E poi il contenuto dei messaggi di chi si sente offeso chi li giudica? Un bel pasticcio.

 

Wikipedia cita anche la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

Articolo 27, per avvalorare la propria tesi.

 

«Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici.

 

Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.»

 

Come andrà a finire è difficile dirlo. Nel frattempo noi registriamo una mobilitazione e uno sdegno di gran parte dei nostri lettori nei confronti di questa legge che è già una cartina di tornasole importante della sua impopolarità. Vedremo se questa mobilitazione sortirà gli effetti sperati.Wikipedia chiude: cosa accadrà adesso con il ddl intercettazioni