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Yara: un taglierino l’arma del delitto

La scoperta che è stato un taglierino da piastrellista a incidere i tagli sul corpo di Yara Gambirasio potrebbe consentire una improvvisa accelerazione nelle indagini che per qualche mese sembravano ferme. Che l’assassino della ragazzina di Brembate uccisa nei campi vicino la sua abitazione possa essere scoperto, adesso è una speranza un po’ meno remota.

A individuare con certezza l’arma del delitto è stata Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa alla quale la Procura di Bergamo ha affidato l’autopsia. L’esperta ha individuato in alcune ferite sul corpo di Yara un particolare materiale, tipico residuato di lavoro di quando si tagliano le piastrelle con questo strumento.

Yara: un taglierino l'arma del delitto

Una certezza che certo riconduce le indagini al cantiere di Mapello, quello stesso cantiere dive i cani molecolari avevano puntato con decisione durante le fasi della ricerca. Non rinvenendo il corpo della ragazzina si pensò ad un errore. Adesso invece, alla luce di quest’ultima scoperta, si capisce come probabilmente Yara sia stata portata in quel cantiere per poi essere abbandonata nei campi.

Una scoperta che potrebbe decisamente restringere il campo delle ricerche e ce potrebbe aiutare a stilare un identikit più preciso del mostro di Brembate, che a questo punto potrebbe avere le ore contate. Torna a essere nominato Fikri, il marocchino fermato in un primo momento durante le indagini, poi scagionato nonostante le intercettazioni che riguardavano proprio la morte di Yara Gambirasio. Non è escluso che gli inquirenti decidano di ascoltarlo nuovamente.