Salute

Dolore: diminuisce con le braccia incrociate

Soffrire per il mal di testa, mal di pancia o altre patologie, non piace a nessuno. Ma l’unico rimedio per far diminuire il dolore sono i farmaci. I ricercatori dell’University College London (UCL) e del Dipartimento di Psicologia dell’Università Bicocca di Milano, hanno presentato a tal proposito uno studio rivoluzionario.

Sembrerebbe che per ridurre il dolore basti solamente incrociare le braccia. Nulla di più facile. Lo studio è stato di recente pubblicato sulla rivista Pain. A coordinare lo studio rivoluzionario è stato il dottor Giandomenico Iannetti.Dolore: diminuisce con le braccia incrociate

Il dottore spiega: «Nella vita di tutti i giorni utilizziamo la mano sinistra per afferrare oggetti che stanno alla nostra sinistra e la mano destra per quelli che stanno alla nostra destra. Incrociare le braccia manda in confusione il cervello, ostacolando la percezione del dolore».

Ianneti, professore del dipartimento di fisiologia, farmacologia e neuroscienze dell’UCL dichiara: “Forse, quando ci facciamo male, non dobbiamo solo strofinare bene, ma anche incrociare le braccia”.

Dai dati presentati emerge dunque che tenere le braccia incrociate può ridurre la percezione del dolore del 3%. Durante la ricerca gli studiosi hanno esaminato un campione di venti volontari. Questi sono stati sottoposti a diversi stimoli dolorosi provocati dal laser.

La zona colpita erano le mani. I ricercatori hanno notato che i soggetti che avevano le braccia incrociate hanno percepito meno dolore rispetto a chi le teneva distese sui fianchi.

Ma qual’è la spiegazione scietifica? Sembrerebbe che quando incrociamo le braccia il nostro cervello va in tilt, cioè questa posizione riflessiva o attendista, confonde il cervello e dunque riduce la percezione e l’intensità del dolore.

Alberto Gallace, ricercatore di Psicobiologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e primo firmatario dello studio dichiara: «I risultati di questo studio sembrerebbero suggerire che queste metodiche possano essere utilizzate con successo nell’ambito della terapia del dolore. Il nostro studio ha infatti messo in luce che confondere il cervello sulla localizzazione degli stimoli dolorosi ne attenua l’intensità. Tale riduzione non riguarda l’attività di aree sensoriali primarie, che si occupano soltanto di elaborare stimoli tattili o dolorosi, ma piuttosto le attività corticali di più alto livello (multisensoriali). Il nostro team sta già conducendo in alcune strutture ospedaliere di Adelaide, in Australia, degli esperimenti in pazienti affetti da dolori cronici».