Come mantenere il cervello attivo: bisogna mangiare meno
Mangiare molto e male è uno dei primi passi verso il peggioramento delle nostre condizioni di salute, soprattutto in età avanzata. Ecco dunque perchè conviene fare prevenzione, soprattutto a tavola, per restare in forma a lungo.
C’è uno stretto legame tra cervello e alimentazione. A dirlo sono i ricercatori dell’università Cattolica di Roma. La ricerca rivoluzionaria è stata coordinata dal dottor Giovambattista Pani, dell’Istituto di Patologia generale diretto da Achille Cittadini, in collaborazione con il dottor Claudio Grassi (Fisiologia umana).
I dati parlano chiaro. Esiste uno stretto rapporto tra dieta ipocalorica e longevità del cervello. A quanto pare infatti – questo si legge su un articolo della rivista scientifica Proceedings of the national academy of sciences Usa (Pnas) – sembrerebbe che la dieta attivi una molecola chiamata Creb1 in grado di coordinare “geni responsabili della longevità, le sirtuine (Sirt)”.
Il dottor Pani spiega: “L’obiettivo ora è trovare il modo di attivare Creb1, per esempio attraverso nuovi farmaci, anche senza doverci sottoporre a una dieta ferrea. La restrizione calorica è stata per noi più che altro un espediente sperimentale per scoprire e accendere un circuito protettivo del cervello che coinvolge Creb1 e altri geni responsabili della longevità”.
Una dieta con poche calorie dunque aiuta a mantenere in forma non solo il nostro fisico ma anche il nostro cervello. Insomma mangiare in modo giusto e essere magri previene tantissime malattie e ci aiuta a vivere più a lungo.
La lotta all’obesità infantile dunque capiamo bene che diventa di fondamentale importanza per far sì che il nostro cervello resti giovane e in forma.
Il dottor Grassi afferma: “I neuroni comunicano tra loro mediante giunzioni specializzate chiamate sinapsi la cui funzione è essenziale non solo per la trasmissione delle informazioni nelle reti neurali, ma anche per il loro immagazzinamento (formazione dei ricordi).
La corretta funzione delle sinapsi è, quindi, determinante per l’apprendimento e la memoria e sue alterazioni sono alla base del declino cognitivo che si osserva nella malattia di Alzheimer e in altre forme di demenza. I nostri studi dimostrano che la restrizione calorica potenzia la capacità delle sinapsi di memorizzare le informazioni e che tale azione benefica è mediata da CREB1”.