Farmaci

Censis, 1070 giorni per approvare nuovi farmaci oncologici

Censis, 1070 giorni per approvare nuovi farmaci oncologici

Tre anni deve aspettare un malato di cancro per ricevere i nuovi farmaci di cui ha bisogno. Lo sostiene una indagine svolta dal Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, secondo cui in Italia la condizione dei pazienti oncologici è ancora lontana dall’essere ottimale, soprattutto per coloro i quali sono in attesa di poter usufruire di nuovi farmaci. L’indagine conoscitiva e di approfondimento è stata promossa dalla Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) e dall’Associazione Italiana di Oncologica Medica (Aiom).

A rallentare la disponibilità dei farmaci ci si mette tutto il protocollo previsto a livello internazionale che pur condivisibile, dal punto di vista della sicurezza, comporta attese che purtroppo nel caso di una malattia come il cancro i malati non possono permettersi. Un nuovo farmaco infatti arriva alla disponibilità di un malato dopo che le case produttrici lo brevettano e dopo aver seguito una rigida procedura internazionale.

Dopo aver presentato alla Agenzia Europea per i medicinali (Ema) la documentazione necessaria, il farmaco arriva in commercio.
Francesco Perrone, direttore della sperimentazione clinica dell’Istituto Pascale di Napoli “La ricerca su farmaci nuovi segue una serie di tappe codificate a livello internazionale, alle quali i ricercatori devono attenersi. Si tratta di un meccanismo messo in piedi nel tempo a tutela della salute dei malati”.

Tutto ciò comporta che il farmaco può arrivare al paziente anche dopo circa 1070 giorni, vale a dire tre anni. Per una malattia oncologica, un tempo infinito.

Ma come trascorrono questi tre anni? I primi 400 giorni sono utilizzati dall’Agenzia Europea per completare la pratica ed informare le varie agenzie nazionali che esiste un nuovo farmaco che ha superato i controlli di legge. Solo dopo si può passare alla commercializzazione.

A questo punto l’Agenzia italiana (AIFA) esamina la pratica, procedura che richiede altri 500 giorni circa. Il prezzo dei farmaci rimborsati dal SSN viene stabilito tra l’AIFA e il produttore.
Il Censis ha anche scoperto che i tempi non sono comunque uguali in tutta Italia, e questo lascia pensare che molto si possa fare per ottimizzarli. La massima attesa è rappresentata dai 170 giorni che servono in Calabria, l’eccellenza dai 40 giorni necessari in Umbria.

Carla Collicelli del Censis: “In pratica una Commissione territoriale può escludere dal Prontuario regionale un farmaco autorizzato dall’AIFA e un Prontuario Ospedaliero può a sua volta escludere dalla lista delle terapie disponibili nella struttura un medicinale presente nel prontuario della sua regione. Infine, spesso, durante l’iter autorizzativo, il passaggio dall’Aifa ai singoli prontuari regionali vede l’esclusione di alcune indicazioni terapeutiche, con l’effetto di negare il diritto alla cura ad alcuni pazienti”.

La ricerca è stata condotta sul territorio nazionale, prendendo in esame 10 regioni a campione (Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto) e 16 diversi farmaci oncologici, tra quelli attualmente disponibili in commercio dopo aver ottenuto l’autorizzazione entro gli ultimi due anni.

Intanto proprio l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e il Collegio Italiano dei Primari Medici Oncologi Ospedalieri (CIPOMO) hanno trovato un accordo importante. E’ stato infatti firmato il protocollo d’intesa che entro i prossimi tre anni dovrà aumentare collaborazione e sostegno reciproco specialmente per le malattie oncologiche.

Il protocollo prevede inoltre l’analisi, la condivisione e la pubblicazione dei dati generati dai Registri AIFA, intesi non solo come strumento di governo e verifica dell’appropriatezza ma anche come strumento per tutelare la salute dei pazienti e orientare verso il miglior utilizzo delle risorse. Il tutto nella speranza che si ottimizzino i tempi di approvazione dei farmaci, e che dai tre anni attuali si possa passare soltanto a pochi mesi di attesa.