Farmaci

Obesità: nuova tecnica per il trattamento

Medici e biongengneri sono costantemente impegnati nella messa a punto di nuove procedure e tecnologie in grado di limitare i danni e, se possibile, risolvere in senso positivo le conseguenze dell’obesità e del diabete. Endobarrier è il risultato di questo tipo di ricerche.

Il diabete è la quarta causa di morte nei paesi occidentali. La sua prevalenza nel mondo è in continua crescita e raddoppierà nel corso dei prossimi 20 anni. Nel 90 per cento dei casi, si tratta di diabete di tipo 2 causato appunto da obesità. Si calcola che in Italia la metà della popolazione maschile fra i 47 ed i 74 anni è in sovrappeso.

Gli italiani obesi sono ben 4 milioni e 700mila, il 9 per cento in più rispetto a 5 anni fa. Obesità e diabete sono la causa di danni a carico di organi vitali quali il cuore, i reni e il fegato così gravi da poter richiedere il trapianto di questi organi per salvare i pazienti. obesita-italiani


Questi i motivi che hanno portato i ricercatori a mettere a punto, oltre alle tecniche già conosciute di chirurgia dell’obesità (chirurgia bariatrica), trattamenti meno invasivi, praticabili per via endoscopica, come minima degenza pre e post-operatoria. Una procedura di questo tipo è Endobarrier, messa a punto negli Stati Uniti dalla GI Dynamics di Boston e già utilizzata con successo in vari Paesi europei ed extraeuropei. Ora disponibile anche nel nostro Paese.

Ma cos’è esattamente l’Endobarrier? «Consiste in un dispositivo che produce gli stessi effetti paragonabili all’intervento chirurgico di bypass intestinale», spiega Andrea Formiga, dell’UO Chirurgia Generale – Endoscopia digestiva del Polo Chirurgico Capitanio – Auxologico di Milano. «Attualmente l’Endobarrier è utilizzato con successo nei migliori centri medici europei (Belgio, Svizzera, Spagna, Gran Bretagna) e USA.

Come si intuisce dal nome, la tecnica consiste nell’introdurre un dispositivo endoscopico nel lume duodenale del paziente con l’obiettivo di ridurre l’assorbimento di cibo e modificare la produzione di insulina. L’Endobarrier è un tubo impermeabile e flessibile ancorato al bulbo duodenale con alcune ancorette metalliche. Questo “guscio protettivo” viene inserito attraverso la bocca del paziente tramite l’uso di un endoscopio e controllo radiologico intraoperatorio: il dispositivo, una volta inserito nel duodeno, crea una barriera tra cibo e la mucosa intestinale.

Il device può restare in sede fino a 12 mesi, poi viene rimosso. I pazienti sottoposti a questo tipo di trattamento vengono quindi costantemente seguiti con visite di controllo periodiche prestabilite da un’équipe multi-disciplinare formata da diabetologo, nutrizionista, chirurgo/endoscopista, psicologo clinico».

I vantaggi dell’utilizzo di questa tecnica, rispetto alle altre tecniche di chirurgia per l’obesità, sono molteplici. Si tratta, innanzitutto, di una procedura totalmente endoscopica. Il paziente sottoposto a questo tipo di trattamento può lasciare l’ospedale entro 48/72 ore. Inoltre, è una procedura reversibile: il dispositivo, una volta inserito, può essere sempre rimosso. Infine, è meno costosa rispetto alla chirurgia tradizionale contro l’obesità (minor risparmio di farmaci, ridotta degenza, no terapia intensiva, etc.).


Ma quali sono i risultati ottenuti fino ad oggi? «I risultati preliminari degli studi avviati presso altri Paesi europei», prosegue Andrea Formiga, «sono molto incoraggianti: dimostrano una perdita superiore al 40% dell’eccesso di peso, e soprattutto la remissione clinica del diabete di tipo 2 con un netto miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti sottoposti a questo tipo di trattamento (riduzione dell’emoglobina glicata nell’ordine di 8,7>6,5 %).

L’Endobarrier si pone come una terapia innovativa per il diabete tipo 2 e apre anche una serie di opportunità di ricerca biomedica per la comprensione dei meccanismi alla base di questa patologia. Questo device si inserisce nell’ambito di un ampio ventaglio di procedure endoscopiche da noi già eseguite introducendo una metodica malassorbitiva endoscopica prima destinata al solo trattamento chirurgico maggiore. La comprensione dei meccanismi ormonali correlati alla metodica potrà condurre inoltre allo sviluppo di ulteriori metodiche endoscopiche ed eventuali trattamenti farmacologici correlati».