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Riforma pensioni 2013: ultime notizie, flessibilità per aiutare gli esodati

Pensioni flessibili sono le uniche che potrebbero risolvere la delicata questione previdenziale in Italia. Fino a Ferragosto la sensazione è che sul tavolo del governo non arriverà nessuna novità, ma in autunno Letta dovrà per forza mettere in agenda misure che smuovano la questione relativa a disoccupati ed esodati.


La proposta più credibile è quella che consentirebbe ampia possibilità di scelta ai lavoratori sul momento in cui andare in pensione, pagando però con una netta riduzione sull’assegno pensionistico.

Una soluzione che certo lascia scontenti molti, e che secondo alcuni tecnici non sarebbe nemmeno sufficiente a garantire un adeguato bilanciamento tra bonus e malus, lasciando ancora una volta in rosso i conti dello stato.


La Legge Fornero ha stretto i cordoni della borsa, e tutti ricordiamo le lacrime del ministro del governo tecnico Monti mentre annunciava misure che era consapevole sarebbero costati molti sacrifici a fasce già deboli della popolazione come gli anziani.

Adesso bisogna modificare una legge che prevede il superamento della vecchia pensione di anzianità, sostituita con la pensione anticipata. Sistema che ha fissato il pensionamento di vecchiaia a 66 anni (e 3 mesi) con 20 anni minimi di contributi.

Secondo il nuovo meccanismo, il requisito per la vecchiaia si abbassa per le lavoratrici del settore privato. Il tutto sarà pareggiato, secondo le previsioni, entro il 2018 quando per tutti i lavoratori ci sarà l’uscita unica a 66 anni e 7 mesi, salvo modifiche antecedenti-

Adesso gli uomini con 42 anni e 5 mesi di versamenti (41 e 5 mesi per le donne) possono andare in pensione anche prima dei 62 anni, perdendo l’1% della pensione per ogni anno di anticipo (entro un massimo di due anni) e del 2% per ogni anno ulteriore rispetto ai primi due.

Come ormai noto, sul tavolo di Letta c’è la proposta di Cesare Damiano e Pierpaolo Baretta, non esente da critiche, ma che sembra comunque fare dei passi avanti. Si parla di flessibilità in uscita (62-70 anni) che farebbe contenti gli esodati.

Le possibilità sono aumento della penalizzazione che scatterebbe agendo sia sul montante sia sui coefficienti di trasformazione o riduzione dell’assegno attorno all’8-12%, ma si potrebbe arrivare fino al 15%.

Damiano-Baretta propongono di consentire ai lavoratori di decidere sul pensionamento tra i 62 e i 70 anni di età, a patto che abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni. Se l’età di pensionamento supera i 66 anni scattano riduzioni in caso contrario maggiorazioni. Si parla di un taglio dell’8% se si va in pensione a 62 anni, la sfor­biciata scende al 6% a 63 anni, al 4% a 64 anni e al 2% a 65 anni. Si parla anche di una rivalutazione dell’8% per chi va in pensione a 70 anni, del 6% a 69 anni, del 4% a 68 anni e del 2% a 67.riforma-pensioni-2013

Ma bisogna comunque fare i conti con le disponibilità dello Stato: ci sono “prospettive per una ripresa economica più avanti nell’anno” e nel 2014, dice il presidente della Bce Draghi. Spiega che “a sostenerla dovrebbe essere la politica monetaria accomodante della Banca Centrale, che resterà così fino a quando sarà necessario”. La fase di contrazione, dunque, si sta esaurendo. Potrebbe essere rischiosa “una lenta e insufficiente attuazione delle riforme strutturali da parte dei governi”. Bene i passi avanti fatti nell’Unione Bancaria ma -afferma- le misure devono esser attuate tempestivamente” e precisa che “La nostra uscita dalle misure non convenzionali resta lontana” e aggiunge: “La Bce ha una mente aperta”.

Le ultime notizie sul deficit pubblico non sono incoraggianti: pare sia peggiorato e nel frattempo aumenta la pressione fiscale. Lo rileva l’Istat. Nel primo trimestre del 2013, l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche è pari al 7,3% del Prodotto interno lordo, in aumento rispetto al 6,6% dello stesso periodo del 2012. In aumento le tasse del +39,2%, superiore di 0,6 punti percentuali sempre rispetto ai primi tre mesi del 2012. Invariate le entrate totali su base annua. In aumento le uscite, sempre sul totale, dell’1,3% in termini tendenziali.