Farmaci

Carenza farmaci: serve l’intervento del ministero

Una recente indagine condotta su 250 oncologi americani ha evidenziato che il 73% ha sperimentato una carenza di farmaci oncologici (drug shortage) negli ultimi sei mesi e che il 90% dei pazienti è stato negativamente influenzato da questa carenza.


Il 38% di questi oncologi è stato costretto a passare da un farmaco generico poco costoso ad una farmaco di marca molto più costoso che andava ad aumentare complessivamente il costo del trattamento in maniera significativa. Dal 2006 negli Stati Uniti la carenza periodica di farmaci affligge pazienti e medici non solo in oncologia costringendo i medici a ritardare i trattamenti o a scegliere terapie disponibili al momento.

Le ragioni addotte dalle aziende farmaceutiche sono problemi di qualità di produzione, soprattutto dei farmaci in fiale, ma il sospetto è che effettivamente il vero problema sia il basso costo e quindi le basse remunerazioni. “Ho denunciato il fenomeno nel per la prima volta in Italia nel settembre 2011 – dichiara il prof Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano – quando un farmaco fondamentale per il trapianto di midollo nei linfomi, la carmustina, si rese irreperibile rendendo impossibile il trapianto a nove miei pazienti con linfoma in attesa di trapianto di midollo, che furono invece trattati con terapie alternative con farmaci sperimentali mentre per altri meno urgenti si optò di allungare i tempi di attesa sapendo di non compromettere gravemente la salute del paziente. Da allora, periodicamente in Italia sono mancati farmaci come il 5-fluorouracile usato nei tumori gastroenterici e del capo e collo, la bleomicina usata in certi linfomi e nel tumore del testicolo e la doxorubicina liposomiale usata nel carcinoma dell’ovaio e nel mieloma.
Carenza farmaci: serve l'intervento del ministero
Negli Stati Uniti le industrie hanno l’obbligo di avvisare della mancanza dei farmaci sei mesi prima ma questo intervento è una vera e propria istigazione all’accaparramento dei farmaci da parte di certe piccole aziende che poi li rivenderanno a costi molto più elevati a quegli ospedali che ne avranno necessità. È interessante notare che mentre in Italia non esistono statistiche al riguardo, negli Stati Uniti dai dati risalenti a giugno 2011 si evince che il 44% degli ospedali americani riferiscono di 21 e più farmaci dei quali hanno evidenziato la carenza negli ultimi sei mesi con un ulteriore 13% che hanno registrato la mancanza di 16 – 20 farmaci ed un altro 19% di 11 -15 farmaci, ovviamente includendo non solo i farmaci oncologici ma anche quelli di altre specialità. È veramente necessario che il Ministero e l’AIFA organizzino una discussione con le aziende farmaceutiche coinvolgendo le associazioni degli oncologi medici italiani (AIOM, CIPOMO per esempio).

Un argomento molto convincente da mettere sul tavolo, sia negli Stati Uniti che in Italia, è di non approvare più quei farmaci, in particolare quelli biologici oncologici prodotti dalle multinazionali e venduti a prezzi stratosferici quando queste e le loro piccole filiali non producessero più quei farmaci oncologici tradizionali, i cosiddetti chemioterapici vecchi che costano poco ma dei quali si sente la mancanza perché in grado di contribuire a guarire certe malattie oncologiche come le leucemie acute, i linfomi, i tumori dei testicolo fra gli altri”.