Si torna a parlare del concorso a cattedra e delle irregolarità segnalate dai docenti. Mentre le commissioni terminano il loro arduo compito di correzioni dei compiti scritti, i candidati lamentano e polemizzano sulle numerose irregolarità avvenute durante il concorso.

Le due parole che circolano sul web e che più si legano con il maxi concorso a cattedra indetto dal Ministero dell’Istruzione sono: ricorso e possibile annullamento.

In particolare è quest’ultima a preoccupare particolarmente i candidati che dopo numerosi sforzi si trovano ora ad un soffio dallo step finale.

Uso di libri non consentiti durante la prova scritta e di accessori tecnologici come lo smartphone sono solo alcune delle irregolarità segnalate.

A queste poi si va ad aggiungere anche il permesso di uscire e di andare in bagno durante la prova concorsuale.

Ricordiamo che la legge in merito al “copiare” è chiara. Nei concorsi pubblici copiare è un reato e la pena per chi lo fa è la detenzione fino a 6 mesi.

L’articolo 1 della legge 475/1925 parla chiaro:
“Chiunque in esami o concorsi, prescritti o richiesti da autorità o pubbliche amministrazioni per il conferimento di lauree o di ogni altro grado o titolo scolastico o accademico, per l’abilitazione all’insegnamento ed all’esercizio di una professione, per il rilascio di diplomi o patenti, presenta, come propri, dissertazioni, studi, pubblicazioni, progetti tecnici e, in genere, lavori che siano opera di altri, è punito con la reclusione da tre mesi ad un anno.

a pena della reclusione non può essere inferiore a sei mesi qualora l’intento sia conseguito”.