Scienza

Malattie neurodegenerative: il punto della situazione

“Il grande tema di questi anni – dice il prof. Giancarlo Comi, Presidente della SIN – sarà l’importanza della diagnosi precoce nelle malattie neurologiche come il Parkinson, la malattia di Alzheimer, la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica: oggi, infatti, sono disponibili numerosi dati sperimentali che ci permettono con più certezza di riconoscere in una fase pre-clinica i pazienti affetti da patologie neurodegenerative, per le quali solo un intervento terapeutico in fase iniziale potrebbe consentire di rallentarne o addirittura arrestarne la progressione.”


Uno sviluppo recente in ambito diagnostico è un radio farmaco per la malattia di Alzheimer, recentemente approvato dall’FDA e dall’EMA, che permette di visualizzare, attraverso esami di neuroimmagini, l’amiloide cerebrale e identificare così i pazienti in una fase molto precoce, addirittura diversi anni prima che compaia la malattia.

In Italia, la Società Italiana di Neurologia ha organizzato incontri divulgativi, convegni scientifici, attività nelle scuole elementari e medie, visite guidate dei reparti e dei laboratori ospedalieri all’interno del progetto “Neurologia a Porte Aperte”.

Il dettaglio delle iniziative italiane della Settimana Mondiale del Cervello sono consultabili on line su www.neuro.it.
Malattie neurodegenerative: il punto della situazione
Le iniziative in Italia

Tra i temi sviluppati quest’anno dalla Settimana Mondiale, “Il Cervello alla sbarra”, ovvero come le neuroscienze sono sempre più coinvolte nei processi giudiziari: oggi sappiamo che il cervello è dotato di grande plasticità e le azioni che compiamo possono essere fortemente condizionate da stimoli chimici e fisici, aspetti che il giudice dovrà considerare nel determinare un giudizio di colpa.

E ancora il “Cervello e l’empatia” ovvero la capacità di comprendere lo stato emotivo di un altro individuo, mettendolo in relazione con la nostra esperienza personale. Studi recenti hanno consentito di individuare i meccanismi cerebrali responsabili dell’empatia, basati sul fenomeno del “rispecchiamento”: quando, ad esempio, osserviamo una persona che soffre, nel nostro cervello si attiva buona parte delle regioni coinvolte quando siamo noi stessi a soffrire. Lesioni cerebrali di diversa natura possono colpire questo meccanismo fondamentale, determinando profonde alterazioni del comportamento, in particolare in merito alla capacità di entrare in rapporto con altre persone.

Cervello ed empatia

Di grande interesse l’empatia rispetto al mondo animale: un recente studio ha dimostrato come, rispetto a soggetti onnivori, vegetariani e vegani presentino una maggiore attivazione di aree del lobo frontale coinvolte nell’empatia quando osservano scene di sofferenza di umani o di animali. E’ importante notare come l’attivazione di queste aree sia maggiore nei vegani e nei vegetariani in occasione di scene di sofferenza animale piuttosto che umana

Ampio spazio viene dedicato alla Brain Reserve, riserva cognitiva o cerebrale, ovvero alla capacità del nostro cervello di mantenere un livello adeguato di funzionamento della mente a fronte di modificazioni fisiologiche, quali la perdita di neuroni legata all’invecchiamento normale, o dovute a malattie quali le lesioni vascolari o l’ Alzheimer. Una parte di questa “riserva” è dovuta a una dotazione genetica, ma appare ormai dimostrato che numerosi fattori di tipo ambientale siano in grado di modificarla, in senso sia positivo che negativo. Ad esempio, ci sono evidenze che indicano che fattori come l’esercizio fisico, l’alimentazione appropriata, l’attività mentale e i rapporti sociali siano in grado di aumentare questa riserva, rendendoci più resistenti all’età e alle malattie del cervello.

Altro tema di rilievo, la “Plasticità del Cervello”: il nostro cervello è in costante cambiamento e ciò significa che le esperienze della vita di tutti i giorni lasciano una traccia, nei circuiti cerebrali, tale da modificare in modo duraturo l’efficienza della comunicazione tra i neuroni e addirittura l’espressione dei geni, condizionando il comportamento e perfino il rischio di ammalarsi di una data malattia.

L’ambiente in cui viviamo ha un ruolo determinante sul nostro cervello mai immaginato in passato: studi scientifici hanno messo in evidenza come le esperienze vissute da un individuo, principalmente quelle delle prime fasi della vita, riescano ad alterare i meccanismi di regolazione dei geni. Le conseguenze di tale interferenza con il segnale proveniente dai geni possono durare per il resto della vita e possono, addirittura, essere ereditate. Per esempio, scarse cure parentali nei primi giorni di vita inducono modifiche epigenetiche persistenti responsabili di sintomi mentali anche nell’età adulta e addirittura trasmissibili alla discendenza. Fatto, quindi, più significativo è come le prerogative, ritenute fino a poco tempo fa, specifiche dei geni (persistenza degli effetti e trasmissibilità) possono essere altrettanto bene assegnate agli effetti delle esperienze vissute.

Dulcis in fundo “Emozioni e Cervello”: emozioni e sentimenti rappresentano il meccanismo essenziale del cervello per valutare ciò che è potenzialmente utile o nocivo per la nostra sopravvivenza, e, in generale, per il nostro benessere. Purtroppo, come accade per le funzioni cognitive come la memoria o il linguaggio, anche la capacità di sperimentare, comprendere e controllare le emozioni può essere alterata dalla malattia. Reazioni inadeguate, caratterizzate da risposte di rabbia o paura esagerate rispetto alla natura degli stimoli esterni o interni, costituiscono una componente importante delle malattie psichiatriche.

Coordinata in Europa dalla European Dana Alliance for the Brain e negli Usa dalla Dana Alliance for Brain Initiatives, la Settimana del Cervello è l’evento più significativo a livello mondiale, frutto di un enorme coordinamento internazionale cui prendono parte le società neuroscientifiche di tutto il mondo. Basti pensare che fino ad oggi hanno preso parte alla BWA oltre 2600 soggetti tra enti, associazioni di malati, agenzie governative, gruppi di servizio ed organizzazioni professionali in 82 Paesi.

La Società Italiana di Neurologia conta tra i suoi soci circa 3000 specialisti neurologi ed ha lo scopo istituzionale di promuovere in Italia gli studi neurologici, finalizzati allo sviluppo della ricerca scientifica, alla formazione, all’aggiornamento degli specialisti e al miglioramento della qualità professionale nell’assistenza alle persone con malattie del sistema nervoso.