Scienza

Protonterapia nuova arma contro i tumori, anche a 9 anni

Protonterapia nuova arma contro i tumori, anche a 9 anni

Importante passo in avanti nella lotta ai tumori: è stata testata la protonterapia per la prima volta su una bambina di 9 anni. La protonterapia è una evoluzione delle cure contro i tumori, una soluzione migliore della comunissima radioterapia, che consente di accelerare fasci di protoni in direzione della massa tumorale, sfruttando la maggior precisione garantita dalla particella subatomica rispetto a quella connessa con l’impiego di fotoni.

E’ stata testata per la prima volta in Italia su una paziente oncologica di nove anni affetta da cordoma, rarissima forma tumorale che colpisce la base della scatola cranica. Già la radioterapia in moltissimi casi dà ottimi risultati, e consente una buona precisione. Ma la protonterapia consente di intervenire ancora meglio perchè va a sostituire l’impiego dei fotoni con elementi dotati di maggior precisione, senza comportare ustioni o lesioni alle aree comprese ai margini della massa tumorale. L’intervento è stato possibile per merito di una collaborazione tra l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma e l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (APSS) di Trento. Adesso si aspetta di estendere questa tecnica in tutta Italia con la sperimentazione incentrata sulla Proton Therapy, tecnica già affermata nel mondo e che è stata recentemente adottata da 48 strutture sanitarie oncologiche in tutto il pianeta.

Protonterapia, cos’è

Secondo la nuova ricerca presentata alla conferenza annuale del Gruppo Cooperativo Therapy Particle a San Diego, in California, i ricercatori della University of Maryland School of Medicine di Baltimora hanno scoperto che i pazienti con cancro esofageo trattati con terapia protonica hanno sperimentato significativamente minor numero di eventi avversi rispetto ai pazienti trattati con terapie di radiazioni convenzionali.

Per lo studio, i ricercatori hanno identificato circa 600 pazienti con cancro esofageo e hanno scoperto che la terapia protonica è associata con un numero significativamente minore episodi di nausea, anomalie del sangue, e la perdita di appetito tipiche della radioterapia.

La terapia protonica ha dimostrato efficacia in vari tipi di cancro, compreso il cervello, della mammella, dell’esofago, della testa e del collo, del fegato, del polmone, della prostata e tumori del midollo spinale. Si prevede che fino al 30% dei pazienti con cancro possano beneficiare di una terapia mirata con fascio di protoni, che può appunto colpire i tumori, riducendo le radiazioni.

“Questa prova sottolinea la precisione della terapia protonica, e come possa davvero fare la differenza nella vita dei malati di cancro”, ha detto Michael Chuong, MD, un assistente professore di radiazione oncologia presso l’Università del Maryland School of Medicine.

L’Unità operativa di protonterapia di via al Desert è entrata recentemente nei Lea – Livelli essenziali di assistenza garantiti dal Servizio sanitario nazionale. “Questa notizia è motivo di grande soddisfazione – spiega Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. – E’ il prodotto del lavoro svolto in sintonia con l’assessorato negli ultimi sei mesi. Siamo passati dai dubbi sull’autorizzazione, dubbi che in verità noi non abbiamo mai avuto, al riconoscimento da parte del Ministero con l’inserimento nei LEA. Questo risultato darà la possibilità a tutti i cittadini del nostro Paese di venire a curarsi a Trento. E’ una conferma e un forte stimolo a continuare a lavorare insieme per raggiungere gli importanti obiettivi che ci siamo dati”.