L’estrazione del dente si rende necessaria, in linea di massima, nel momento in cui un dente è cariato o vittima di un’infezione: in questo caso si ha a che fare con un ascesso e con la comparsa di pus all’interno della gengiva. Vi sono altre circostanze, comunque, in cui ci può essere la necessità di estrarre un dente: per esempio quando è fratturato o rotto per colpa di un trauma. In una situazione del genere, si può riscontrare anche una malattia paradontale di grave entità, tale da colpire le strutture ossee dei denti e i tessuti di supporto. Un ulteriore esempio di estrazione necessaria è quella relativa al caso di denti accavallati: in questa eventualità, può accadere che non vi sia spazio, all’interno della bocca, per una normale eruzione. Un professionista, poi, potrebbe decidere di estrarre uno o più denti a un paziente per permettere ad altri denti (quelli del giudizio, ma non solo) di erompere.
Ma quali sono gli step in cui si articola il processo di estrazione di un dente? Prima di tutto è necessaria una premedicazione: il giorno prima dell’intervento il paziente deve iniziare ad assumere un antibiotico prescritto dal professionista. A volte può essere necessario ricorrere anche a un antinfiammatorio steroideo, grazie a cui è possibile ridurre l’edema post-operatorio. L’assunzione di un antibiotico è indispensabile per contrastare l’eventualità di un’infezione batterica. La profilassi antibiotica è raccomandata in particolare per le persone che soffrono di malattie cardiache e per coloro che si sottopongono a dialisi renale. Tocca al dentista, comunque, individuare le precauzioni più appropriate, valutandole di caso in caso tenendo conto della storia medica e delle patologie del paziente.
Per quel che riguarda il dolore che si può avvertire durante e dopo l’estrazione del dente, di norma basta l’anestesia locale per farlo venir meno. Chiaramente, una variabile importante è rappresentata dal numero di denti che devono essere estratti, ma anche dalla loro disposizione all’interno della bocca: ecco perché non è detto che l’intervento sia completato in una volta sola. In alcune circostanze ci può essere bisogno di due interventi di seguito: in genere, prima su un lato del volto e poi sull’altro.
Chi non si è mai sottoposto a un’estrazione dentale potrebbe rimanere stupito, in occasione del primo intervento, nel sentire una pressione piuttosto forte. Non ci si deve preoccupare, però: si tratta di una situazione normale, dovuta alle fibre nervose del nostro corpo e agli effetti dell’anestesia locale. Quest’ultima, infatti, ha lo scopo di inibire il compito delle fibre nervose da cui dipende la sensazione del dolore, ma non è così efficace rispetto alle fibre correlate alla sensazione di pressione. Insomma, è tutto normale, e anche se la pressione dovesse apparire molto forte non si deve temere alcunché.
Un discorso a parte merita il decorso post-operatorio, che può cambiare molto a seconda delle persone: di certo chi fuma deve fare i conti con tempi di cicatrizzazione superiori. Dopo l’estrazione, i denti vicini al “vuoto” si spostano, e ciò può determinare un cambiamento del loro allineamento con conseguenze addirittura sullo stato di salute globale della persona. Questa è la ragione per la quale il dente estratto dovrebbe essere sostituito nel giro di breve tempo; in caso contrario si rischia di avere a che fare con problemi di capacità masticatoria o con disturbi correlati alla funzionalità della mandibola. Per di più, i denti disallineati sono più complicati da pulire e facilitano l’accumulo di residui alimentari; quindi, agevolano la formazione delle carie e la comparsa di gengiviti.