Alimentazione

Dimagrire in modo sano: i trucchi fondamentali

Perdere peso è l’obiettivo di sempre più persone, pronte a sperimentare di tutto pur di ottenere risultati velocemente e in maniera sorprendente. Il pericolo è pero attuare diete squilibrate che pur consentendo risultati veloci mettano a rischio la nostra salute.

 

“L’aspetto più critico delle diete, in particolare le ‘miracolistiche’, è il mantenimento”, assicura Giovanna Cecchetto, presidente Andid. “Gli studi di migliore qualità dimostrano che l’intervento più efficace è quello che aiuta ad adottare comportamenti alimentari e di vita salutari e stabili nel tempo e si basa su strategie di sostegno al cambiamento. Si va affermando la necessità di un impegno al trattamento ‘per la vita’, sia da parte dei pazienti che dei professionisti sanitari”.

L’Andid si è riunita in questi giorni a Verona proprio per fare il punto della situazione, e ha stilato una lista di consigli utili che possono sembrare banali ma che spesso vengono persi di vista:

– non saltare i pasti;
– non eliminare i carboidrati, ma consumarne ad ogni pasto una porzione accompagnata da una porzione di verdura;
– utilizzare la frutta come spuntino;
– limitare il consumo di formaggi a 2-3 volte la settimana;
– mangiare pesce almeno 2 volte a settimana;
– per 2-3 volte a settimana privilegiare il piatto unico, sia esso un’insalata con mozzarella, uovo o tonno, che una zuppa o un piatto di pasta fredda;
– utilizzare condimenti vegetali per i primi piatti;
– evitare gli alimenti con uguale funzione nutritiva, ovvero pasta + pane, carne + formaggio ecc.;
– ridurre il consumo di dolci;
– bere almeno 2 litri di liquidi al giorno, evitando se possibile alcool e bevande zuccherate.

Sul sito ufficiale dell’Andid è presente il comunicato che riassume la posizione dell’associazione, e che elenca i rischi e i pericoli delle diete fai da te e di quelle troppo estreme:

Il grido di allarme non è dei soliti: questa volta quasi ogni italiano vede con i propri occhi ogni giorno sui giornali e in televisione migliaia di diete, accompagnate da consigli, ricette colorate, spesso assolutamente inutili, quando non pericolose. Tutto questo nasce da una condizione di “giungla formativa” in cui versa l’area della nutrizione italiana, caratterizzata dalla mancanza di chiarezza circa le competenze possedute dai vari professionisti, in relazione ai loro diversi percorsi formativi di base, distinti in area medico-sanitaria (medici dietologi e dietisti) e area non medica (biologi, farmacisti, veterinari, ecc…), più comunemente definiti nutrizionisti.

Una realtà che alimenta non soltanto i casi più eclatanti riportati dai media, ma anche situazioni che coinvolgono il mondo accademico, in relazione ai molteplici corsi di formazione universitari post-base in materia di nutrizione ed alimentazione, dalle finalità didattiche più disparate. Si tratta di corsi di perfezionamento, alta formazione, master, con obiettivi che spaziano dalla promozione di una corretta cultura alimentare, allo studio di conoscenze specifiche sul trattamento dietetico delle principali malattie di carattere nutrizionale, all’attribuzione di competenze teorico-pratiche nell’elaborazione di diete per patologia (obesità, disturbi alimentari, allergie alimentari ed altre problematiche).

“L’offerta formativa italiana – spiega la presidente, Giovanna Cecchetto – si rivolge, peraltro indistintamente, ad una vastissima gamma di operatori e professionisti indipendentemente dal percorso formativo di base, il più delle volte di estrazione non sanitaria, e spesso affatto pertinente alla nutrizione (chimici, biologi, laureati in scienze motorie, laureati in agraria, veterinari, farmacisti). In tale situazione, forte è pertanto il rischio che questi corsi, spesso anche piuttosto costosi, possano alimentare la convinzione in chi li frequenta, di acquisire nuove abilità professionali, oltre il confine stesso delle competenze proprie della qualifica e delle conoscenze di base possedute, e di sentirsi abilitati ad interventi di tipo nutrizionale, e, cosa ancor più preoccupante , di tipo dietoterapico.

Fortemente consapevole e preoccupata per simili rischi, l’ANDID è impegnata da anni per sensibilizzare le Istituzioni competenti e gli Atenei interessati, anche attraverso il proprio Ufficio legale, affinchè sia fatta chiarezza sul carattere puramente “culturale” e non professionalizzante di simili corsi. Tuttavia la mancanza di chiarezza in questo settore rende difficile controllarne le ricadute sotto il profilo professionale e deontologico, esponendo quindi i cittadini al rischio di abusivismi e di danni al proprio stato di salute. Di questi temi si parlerà in un ampio dibattito nella sessione inaugurale del congresso nazionale dell’Associazione Nazionale Dietisti (Andid, www.andid.it) con l’obiettivo di fornire basi oggettive di discussione e confronto verso una completa regolamentazione di tutto il settore della nutrizione italiana, anche alla luce degli orientamenti europei. Ad essa seguiranno altre sessioni dedicate ad argomenti di carattere scientifico, clinico e nutrizionale e ai temi della sostenibilità alimentare, ambito in cui da anni l’ANDID investe le proprie migliori risorse, allo scopo di elevare lo standard formativo e professionale dei Dietisti Italiani e di favorire comportamenti consapevoli e attenti da parte dei propri Utenti/Clienti, verso un’alimentazione sana ed eco-compatibile.