Alimentazione

Mangiare Sano: attenzione al Falso Bio

Il sito dedicato alla salute ed al benessere www.metodiperdimagrire.it, ci segnala un fenomeno molto interessante che viviamo ogni giorno in Italia: stiamo parlando di quello che alcuni oggi definiscono “falso bio“, in pratica alcuni produttori e commercianti senza scrupoli stanno facendo leva sul mondo bio per incrementare le vendite, ma non sempre, i prodotti che offrono, sono veramente biologici.

Come evitare dunque di comprare “falsi prodotti Bio?”

Se da un lato c’è sempre più attenzione sulla qualità e la filiera di produzione del cibo che tutti noi mettiamo in tavola (ne è una prova il fatto che il mondo del bio ha avuto negli ultimi anni un vero e proprio boom, con una richiesta di prodotti biologici che ha favorito lo sviluppo di una filosofia della coltivazione e dell’allevamento molto più virtuosa rispetto a qualche anno fa), c’è chiaramente, come sempre, chi vuole sfruttare il fenomeno per lucrare, sfruttando magari proprio la buona fede delle persone.

Secondo gli esperti, ad esempio, bisogna comprare i prodotti bio usando anche la testa e non solamente gli occhi: spesso frutta e verdura biologica non sono “belle da vedere” (pensa alle mele lucide e colorate, o prive di imperfezioni): non è infatti possibile, in una coltivazione biologica, avere dei prodotti tutti uguali o senza imperfezioni (cosa invece possibile quando si usano processi di produzione “meno biologici”).

Come difendersi dal finto bio?

Per capire e controllare quanto il cibo che vogliamo comprare sia Bio possiamo ricorrere, ancora una volta, alla tecnologia, e più precisamente ad una APP che è stata realizzata dall’Istituto di Certificazione Etica e Ambientale, si tratta dell’app ICEA Check Food: questa app ti permette infatti di verificare se gli additivi di un prodotto sono compatibili o meno con la produzione biologica.

Basterà digitare il nome della sostanza che pensiamo sia sospetta (dopo aver letto l’etichetta, per ricevere subito il risultato in verde, giallo o rosso in base all’additivo utilizzato, che può essere utilizzato bio o no.

In alternativa il sito databio.it è un vero e proprio database dove verificare l’attendibilità delle aziende che si spacciano per Bio!

Il fatto è che oggi ci siamo resi conto che per mangiare sano bisognerebbe ridurre la quantità di cibi con edulcoranti, grassi idrogenati, destrosio e chi più ne ha più ne metta presenti sempre più spesso nelle nostre tavole: secondo diverse recenti ricerche scientifiche, infatti, questi ingredienti hanno una certa correlazione con il rischio di sviluppare malattie croniche e degenerative.

Ecco perché, prima di acquistare qualcosa, anche in supermercato, dovremmo abituarci a leggere le etichette e gli ingredienti, cercando così la prezsenza o l’assenza di additivi (vale a dire sostanze che non hanno valore nutritivo e che vengono inserite solo per specifici fini sensoriali o tecnologico, vedi ad esempio i correttori di acidità, gli addensanti, gli stabilizzanti e gli emulsionanti).

Bisogna dunque dire le cose come stanno: l’unica alimentazione biologica è quella certificata con una etichetta trasparente che segue quelle che sono le prescrizioni dei regolamenti Ce 834/2007 e 889/2008: i prodotti con certificazione biologica devono infatti riportare una serie di indicazioni obbligatorie, oltre chiaramente al logo europeo rappresentato da una foglia stilizzata composta da dodici stelle bianche su fondo verde o nero.

Attenzione anche a prodotti come biscoetti che hanno più ingredienti e presentano la dicitura “Da agricoltura biologica”: questa scritta/dicitura può infatti essere utilizzata solo se la composizione organica oscilla fra il 95 ed il 100%: l’eventuale fetta mancante viene rappresentata da una serie di ingredienti che non sono certificabili perché provenienti da origine agricola o non agricola (vedi gli additivi, il sale o l’acqua) e che devono comunque essere sempre comprese nell’elenco delle sostanze autorizzate dal regolamento della Cee 2092/91 allegato VI parte B.

Sulla confezione, infine, dovrebbe comunque essere presente il codice dell’Ente di Certificazione che ha verificato il rispetto delle norme vigenti in materia.

E per i prodotti venduti sfusi?

Anche in questo caso è obbligatoria l’indicazione che deve essere presente sull’etichetta stampata al momento della pesa: secondo gli esperti più complicata è sicuramente la tutela degli acquisti effettuati nelle fiere o nei mercatini “a km 0” che vengono organizzati localmente: qui i produttori spesso non hanno a disposizione bilance elettroniche come quelle di negozi o supermercati che rilasciano la certificazione, ma il consumatore ha sempre il diritto di chiedere la documentazione di conformità, che dovrebbe essere fra l’altro esposta in bella vista proprio durante la vendita

Attenzione anche alle etichette false: frutta e verdura biologiche di certo non possono essere belle, lucide o prive da imperfezioni, e questa è una garanzia di una produzione che avviene secondo natura, rinunciando così ai ritrovati che permettono di aumentare quantità e qualità: il consumatore dovrebbe sempre comprendere che biologico non è attestazione di qualità o di particolari proprietà a livello salutistico, ma semplicemente il risultato di un processo che esclude l’utilizzo di sostanze chimiche nella coltivazione, evitando fra l’altro lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, prediligendo le lavorazioni naturali che preservano in qualche modo i principi nutritivi.