Salute

Alzheimer, equipe italiana scopre l’origine del morbo

Importante passo in avanti nella lotta all’Alzheimer. Tutto merito di un’equipe di scienziati italiani che avrebbe scoperto l’origine di questa terribile malattia, individuando il meccanismo che la innesca.

Lo studio è stato condotto presso l’Ebri, l’Istituto Europeo per la Ricerca sul Cervello, fondato da Rita Levi Montalcini, diretto dal professor Antonino Cattaneo, neurobiologo e docente della Scuola Normale Superiore di Pisa.

Gli studi hanno trovato riscontro sui criceti da laboratorio. Gli studiosi hanno evidenziato come nelle cellule delle cavie esiste una zona in cui nascono le molecole tossiche che danno vita al morbo di Alzheimer.

Per lungo tempo, gli scienziati hanno cercato una spiegazione per il morbo di Alzheimer. Tuttavia, pochi studi riescono a individuare le cause che lo scatenano. Ora un nuovo studio dell’Università di Cambridge dimostra che la mancanza di esercizio fisico è uno dei principali fattori di rischio per questa malattia mentale. Eppure questo stesso studio avverte inoltre che i casi della malattia possono essere moltiplicati per tre volte nei prossimi 40 anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Alzheimer, equipe italiana scopre l'origine del morbo

L’età rimane il più grande fattore di rischio per sviluppare la malattia di Alzheimer. I ricercatori hanno anche scoperto sette altri fattori che possono influenzare anche lo sviluppo di questa malattia. L’attività fisica si lega anche al fumo, diabete, obesità, depressione cronica o ipertensione da i 40 anni in poi.

Alcuni di questi fattori sono difficili da combattere. Secondo questi esperti fino al 30% dei casi di Alzheimer potrebbe essere ridotto nei prossimi anni. “Basta fare più esercizio fisico e ridurre i livelli di obesità o ipertensione, sono gli accorgimenti per evitare di sviluppare demenza”, hanno spiegato i ricercatori alla BBC, aggiungendo che “solo il 10% di ogni fattore di rischio, potrebbe prevenire quasi nove milioni di malati che soffriranno di questa malattia entro il 2050”. Secondo i dati della Università di Cambridge più di 106 milioni di persone nel mondo soffriranno di questa demenza senile nel 2050, tre volte di più rispetto al numero colpito nel 2010. Bisogna notare che oltre a tutti questi fattori di rischio identificati, la maggior parte dei casi di Alzheimer può essere attribuita alla mancanza di attività fisica.